Questa seconda ondata della pandemia da COVID-19 era stata ampiamente prevista. Dal punto di vista sanitario si è investito molto durante la fase più acuta dell’emergenza (marzo-aprile), successivamente, tuttavia, non si sono fatti grandi passi in avanti, pensiamo all’incertezza che ancora grava sulle tempistiche riguardanti i vaccini o alle difficoltà nel tracciare e monitorare i contatti con individui positivi (la App Immuni si è rivelata finora inefficace). Se guardiamo la situazione dal punto di vista industriale, invece, sembra ancora prevalere una sorta di speranza in un ritorno al “mondo com’era prima”.
Con diversi anni di anticipo rispetto ai cambiamenti in atto, Spai aveva lanciato e messo a punto il servizio Help4Tech per la manutenzione da remoto di macchine automatiche, con l’ausilio di smartglass e di tecnici altamente competenti e in grado di dialogare correttamente in diverse lingue, poiché madre lingua. Un servizio come questo, in un periodo dove viaggiare è quantomeno sconsigliato se non impossibile, dovrebbe essere attivato da tutte le aziende che hanno macchine installate all’estero.
I tempi per prepararsi, tra la prima e la seconda ondata, c’erano, ma le aziende italiane ne hanno approfittato? Ne parliamo con Fabio Farneti, CEO di Spai.
“Poche lo hanno fatto. Durante il lockdown abbiamo ascoltato molte imprese, anche di grandi dimensioni, promettere svolte in questa direzione. D’altronde, i costi e i rischi che si corrono oggi per mandare un tecnico all’estero sono altissimi: oltre ai rischi per la salute della persona, pensiamo anche alle quarantene e ai blocchi dei voli. Eppure, alle parole spesso non sono seguiti i fatti”.
Perché?
“Perché quando vai a toccare certi ambiti aziendali le resistenze al cambiamento sono forti. Mi spiego, un trasfertista ha tutto l’interesse a continuare ad andare all’estero perché la diaria è molto più alta rispetto al normale. Quindi alcuni tecnici vedono in questi nuovi servizi di manutenzione remota la fine di alcuni loro privilegi.”
Ci fa un esempio?
“Proprio nelle ultime settimane di settembre abbiamo risolto un problema ad una macchina installata in un Paese fuori continente, grazie al nostro servizio Help4Tech, mentre il tecnico della casa madre, che aveva preteso di andare in trasferta dicendo che era impossibile intervenire da remoto, non era riuscito a trovare una soluzione”.
Con Help4Tech è possibile installare, convalidare e intervenire da remoto su macchine automatiche in qualsiasi parte del mondo, un servizio che le aziende dovrebbero considerare anche a prescindere dall’emergenza sanitaria nella quale ci siamo trovati. E’ così?
“Certo, infatti è un servizio che proponiamo già da alcuni anni. La domanda è sempre la stessa: perché devo mandare un tecnico dalla parte opposta del mondo a risolvere un problema su una macchina quando quel problema posso risolverlo da qui, o almeno, posso essere in grado di fare una diagnostica del problema molto più precisa in modo da poter intervenire in modo ‘chirurgico’? Gli strumenti tecnologici sono maturi, connessioni a banda larga, smartglasses ad alta definizione, e il tecnico dell’azienda costruttrice può guidare il tecnico del cliente da remoto senza alcun problema. Noi, inoltre, forniamo professionisti in lingua madre, evitando le difficoltà che possono nascere da incomprensioni linguistiche”.
Oggi la situazione sanitaria dovrebbe convincere anche i più restii al cambiamento.
“Dovrebbe. Ma è come se le aziende fossero in attesa che il mondo ritorni esattamente com’era prima. E aggiungo, credono che il tutto si risolverà in tempi brevi. Invece temo che i tempi siano più lunghi di quelli che ci prospettano in televisione e che il cambiamento nelle abitudini lavorative sia un processo inarrestabile”.