“Il calcio si è fermato, da sessanta milioni di allenatori ci siamo trasformati in sessanta milioni di Presidenti del Consiglio”. La mia compagna si lamenta mentre abbandona una delle mille chat che frequenta. Io sorrido sotto i baffi, pensando a quanto vere siano quelle parole, siamo bravi, bravissimi nel giudicare l’operato altrui.
Sulla fase 2 non avevo intenzione di scrivere, ho la fortuna di non dover scegliere tra salute e stipendio, tra chi deve lavorare o chi deve ancora attendere, tra il dover dare un contributo per sopravvivere e, allo stesso tempo, battermi per ottenere fondi che non ci sono e non ci sono mai stati. Senza pensare alle immani difficoltà che stanno vivendo alcune aziende, costrette a reinventarsi nelle tecnologie e nelle metodologie di lavoro dopo decenni di immobilismo e prassi consolidate. Eh sì, sono fortunato, in un momento difficile come questo, a poter tacere e non dover decidere.
Quello che mi preoccupa è la percezione che il mondo non abbia ancora capito che l’uscita della fase 1 non sarà come la fine della Seconda guerra mondiale, con la folla in mezzo alle strade, baci, abbracci e grandi feste. Con tutta probabilità sarà un balletto tra fase 2, fase 1, fase 3, fase 1, fase… Si potranno verificare focolai isolati in determinate zone, che provocheranno dei lockdown provvisori, sarà un lento e lungo percorso in attesa di una cura o di vaccino.
Molte persone dovranno capire che l’uscita dalla fase 1, anche lavorativamente parlando, non sarà una normale ripartenza dal punto in cui ci eravamo fermati, ma sarà qualcosa di completamente diverso. Non ci saranno più quei pochi aiuti e ammortizzatori di cui potevamo disporre nella fase 1, dovremo fare da soli, affrontando problematiche economiche e logistiche alle quali non siamo preparati. Non sarà facile ma dovremo abituarci.
Allora penso a cosa dovrò fare io, so che dovrò reinventarmi senza soluzioni drastiche (non mi metterò a produrre mascherine), dovrò prepararmi a una fase transitoria eccezionale, rivedere il lavoro del nostro team e trovare le soluzioni migliori per continuare a operare nella massima efficienza.
Siamo italiani, abbiamo sempre dato sfoggio di grande inventività, ora più che mai questa sarà la soluzione per uscire dalla crisi.
Nel frattempo stanno trascorrendo i primi giorni della fase 2, le notizie parlano di italiani responsabili: nessun assembramento, nessun assalto ai treni. Io guardo avanti, con fiducia.
Fabio Farneti